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Visualizzazione dei post da ottobre, 2024

Blót d'Inverno, Blót agli Elfi

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  Siamo arrivati alla settima festa della Ruota dell’anno, la Festa d’Inverno e la Festa degli Elfi. Vetrablót in antico norreno, Vinterblót in svedese, Álfablót in antico norreno, Winternacht, la Notte d'Inverno, in tedesco. È la festa con cui si saluta l’entrata nell’Inverno. Nelle saghe nordiche sono spesse volte ricordate le festività delle Vetrnætr, le Notti d’Inverno, fra le maggiori feste pagane, che si svolgevano in Ottobre nel periodo tardo medievale. Nella tradizione celtica gaelica essa è nota come Samhain, la festa di inizio Inverno, da cui deriva anche la più recente ricorrenza di Halloween. Nella tradizione italico-romana sono le Calende di Novembre. Il mese che inizia è quello di Novembre, che nell'antico calendario anglosassone è noto come Blótmonaþ, il mese dei sacrifici. Il Sole, la dea Sunna, dopo essere entrata nella metà oscura dell'anno nel Blót d’Autunno, nell'Equinozio di Autunno, scende verso le tenebre invernali, sino a Yule, a Jól, il Solstizi

Hagalaz

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  Hagalaz (28 ottobre-12 novembre) Poema runico norvegese Hagall er kaldastr korna; Kristr skóp hæimenn forna. La grandine è il più freddo dei chicchi; Cristo creò il mondo antico. Poema runico islandese Hagall er kaldakorn ok krapadrífa ok snáka sótt. La grandine è un chicco freddo e una doccia di nevischio e il male dei serpenti. Poema runico inglese Hægl byþ hwitust corna; hwyrft hit of heofones lyfte, wealcaþ hit windes scura; weorþeþ hit to wætere syððan. La grandine è il più bianco dei chicchi; è fatto vorticare dalla volta del cielo ed è lanciato in giro da raffiche di vento e poi si scioglie in acqua.

Óðinn evoca una vǫlva

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  Þá reið Óðinn fyrir austan dyrr, þar er hann vissi vǫlu leiði; nam hann vittugri valgaldr kveða, unz nauðig reis, nás orð of kvað: Allora cavalcò Óðinn verso la porta orientale dove sapeva che era sepolta una veggente. Per la strega intonò l'incantesimo, finché ella costretta, risorse. Subito parlò la morta:   “Hvat er manna þat mér ókunnra, er mér hefir aukit erfitt sinni? Var ek snivin snævi ok slegin regni ok drifin dǫggu, dauð var ek lengi”. “Chi è colui, a me sconosciuto, che al duro viaggio mi costringe? Sono ricoperta di neve, sferzata dalla pioggia, e intrisa di rugiada: da tempo sono morta”.   Óðinn kvað: Disse Óðinn:   “Vegtamr ek heiti, sonr em ek Valtams; segðu mér ór helju, ek mun ór heimi: Hveim eru bekkir baugum sánir, flet fagrlig flóuð gulli?” “Mi chiamo Vegtamr, e sono figlio di Valtamr. Parlami di Hel: dal mondo io te lo chiedo. Per chi sono le panche giuncate d'anelli e le belle pareti ricoperte d'oro?” Edda, Baldrs draumar 4-6

Óðinn cavalca verso Hel

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  Senn váru æsir allir á þingi ok ásynjur allar á máli, ok um þat réðu ríkir tívar, hví væri Baldri ballir draumar. Radunati erano tutti gli æsir in assemblea, e le ásynjur  tutte a discutere, e si consultarono, gli dèi potenti, perché facesse Baldr sogni premonitori di rovina.   Upp reis Óðinn, alda gautr, ok hann á Sleipni sǫðul of lagði; reið hann niðr þaðan niflheljar til; mætti hann hvelpi, þeim er ór helju kom. Si alzò Óðinn, gautr dell'umanità, e mise la sella a Sleipnir. Cavalcò giù fino a Niflhel e incontrò il cane, che veniva da Hel.   Sá var blóðugr um brjóst framan ok galdrs fǫður gól of lengi; fram reið Óðinn, foldvegr dunði; hann kom at hávu Heljar ranni. Era macchiato di sangue davanti sul petto e al padre degli incantesimi abbaiò a lungo. Continuò a cavalcare Óðinn, il solido suolo rimbombava; e all'alta dimora di Hel arrivò. Edda, Baldrs draumar 1-3 (Immagine: Óðinn rides to Hel, William Gershom Collingwood)

Wunjo

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  Wunjo (13-27 ottobre) Poema runico anglosassone Wenne bruceþ, ðe can weana lyt sares and sorge and him sylfa hæfþ blæd and blysse and eac byrga geniht. Apprezza la gioia chi non conosce la sofferenza, la tristezza e l'angoscia, e possiede prosperità e felicità ed una casa abbastanza buona.

Erik il rosso

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  Oggi commemoriamo Erik il Rosso, condottiero e navigatore, seguace degli Dèi, fondatore della colonia norrena di Groenlandia. La moglie e il figlio si convertirono al cristianesimo, lui invece rimase fedele all'antica religione degli antenati sino alla morte.

Il furore guerriero

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  Odino largisce l'ǫnd, il "soffio", il principio spirituale, alla prima coppia umana ed egli si manifesta con l'óðr provocando la rottura della coscienza ordinaria, potenza divina che discende dall'alto e che comunica al guerriero il furor Martis e al poeta l'ispirazione. Mario Polia, Furor