Clefi
Alla morte di Alboino venne incoronato re Clefi che ne continuò la politica; duro e spietato ne vendicò pure la morte individuando e mettendo a morte molti nobili romani che avevano cospirato con i Bizantini.
Durante il suo regno un esercito longobardo conquistò l'Emilia; altri gruppi di armati penetrarono in Umbria, facendo centro a Spoleto e proseguendo verso sud giunsero nel Beneventano.
Furono poi occupate tutte le fortezze poste lungo la via Flaminia in modo da isolare le due città chiave: Roma e Ravenna.
Restarono fuori dalla zona di occupazione longobarda Venezia e vaste zone costiere: i Longobardi erano dei terragni che prediligevano le regioni continentali e soprattutto quelle collinari.
La politica longobarda non scontentò affatto le popolazione italiche, vessate sino ad allora dalla dominazione bizantina, tanto più che essi si avvidero che essa mirava a continuare quella dei Goti: i grandi danneggiati furono ancora i grandi latifondisti e il clero; successivamente un terzo delle terre sequestrate venne restituito agli antichi proprietari.
Queste spoliazioni e queste vessazioni ai danni del padronato romano-bizantino e della Chiesa, ebbe come effetto di provocare un ricambio nel ceto dirigente del paese che diventò gradatamente longobardo.
Clefi venne assassinato da un sicario la cui mano venne armata quasi certamente dal governo di Bisanzio.
Gualtiero Ciola, Noi, Celti e Longobardi
(Immagine: Clefi, re dei Longobardi e re d'Italia, della stirpe dei Beleos)
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