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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

Hleifblot

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Siamo arrivati al Hleifblot. Lammas, Hlafmesse, nella tradizione anglosassone posteriore, Freyfaxi, nella tradizione islandese. Nella tradizione celtica è nota come Lughnasadh. È l'antica Festa del Raccolto. Il mese di Agosto, che entra, è chiamato infatti nel calendario anglosassone Weodmonaþ, il mese della vegetazione. In quello franco invece è noto come Aranmanoþ, il mese delle spighe di grano. Il Sole comincia a declinare dopo il Solstizio d'Estate, ma è ancora alto nel Cielo. In questo blót si celebrano in particolare Freyr e Þórr, nel loro aspetto di divinità tutelari e di difensori della fertilità, del raccolto e della ricchezza. Buona festa a tutti.

Thurisaz

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  Þurs er kvenna kvöl ok kletta búi ok varðrúnar verr. Thurs è la tortura delle donne e l'abitante delle colline e il marito di Vardrún. Poema runico islandese

Mitanni

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Questi Mitanni giurano su "Mitrashil, Arunashshil, Indara e Nashatyana": sono il Mitra, il Varuna e gli Asvini della mitologia vedica. Un "Codice dell'allevamento del cavallo" ci mostra la loro perizia nella guerra col carro. Il vocabolario tecnico è già quasi sanscrito: tera-vartanna "tre giri"; sanscrito tri-vàrtanam "tre girate" satta-vartanna "sette giri"; sanscrito sapta-vàrtanam "sette girate" navartanna "nove giri"; sanscrito nava-vàrtanam "nove girate". Gli Indoeuropei, Adriano Romualdi

Luna

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  Luna. È  il lume della notte capace di catturare la luce e diffonderla sulla terra. Perciò è dotata di un potere magico e misterioso grazie al quale sa anche influenzare la vita del mondo e degli uomini determinandone i ritmi. Alla forza magica (megin n.) della luna si allude nella Predizione dell'Indovina. Alla funzione della luna quale astro misuratore del tempo fa riferimento in un carme il nano Alvíss, che tra le sue varie denominazioni annovera anche ártali (m.)  "misuratore degli anni." Del resto già Tacito informava che i Germani convocavano l'assemblea in relazione al ciclo della luna. Il nome stesso della luna in antico nordico Máni (m.), risale alla radice indoeuropea *ME che ha senso di "misurare". Gianna Chiesa Isnardi, I Miti Nordici

Versi aurei

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  Onora prima di tutto gli dèi immortali, come vuole la legge, e tieni fede al giuramento. Poi gli splendidi eroi e i demoni sotterranei rispetta, in ubbidienza alla norma. Sii devoto ai tuoi genitori e ai parenti più vicini. Degli altri chi più eccelle in virtù renditi amico. Pitagora, Versi aurei (Immagine: Pitagorici celebrano il sorgere del sole, Fëdor Bronnikov)

Alfheim

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Álfheim Frey gáfo i árdaga tívar at tannfé. Álfheimr a Freyr donarono in principio gli dèi per il suo primo dente. Grímnismál, 5 (Immagine: foto di Piotr Skrzypiec)

Yggdrasill, l'albero cosmico

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Terzo video sulla tradizione nordica e indoeuropea. A cura di Fabrizio Bandini. Buona visione.  Fabrizio Bandini  (Nota: audio ottimizzato per lo smartphone, dal PC si consiglia l'utilizzo delle cuffie).

Uruz

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  Ur byþ anmod ond oferhyrned, felafrecne deor, feohteþ mid hornum mære morstapa; þæt is modig wuht. L'uro è fiero e ha grandi corna; è una bestia assai selvaggia e combatte con le sue corna; grande vagabondo della brughiera, è una creatura di grande coraggio. Poema runico anglosassone

Veit hon Heimdallar

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  Veit hon Heimdallar hljóð of folgit und heiðvonum helgum baðmi; á sér hon ausask aurgum forsi af veði Valfoðrs. Vituð ér enn eða hvat? Sa lei di Heimdallr il fragore celato sotto il sacro albero avvezzo all'aria tersa del cielo. Su quello ella vede riversarsi uno scrosciare d'acque argillose dal pegno pagato da Valfoðr. Volete saperne ancora? Voluspá, 27

Gambara, Ibor e Aion

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  Oggi commemoriamo Gambara, Ibor e Aion, la madre e i padri dei Longobardi, seguaci degli Dèi, sapienti e valorosi, antenati di tutti noi.

Teia, l'ultimo re degli Ostrogoti

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  E qui io verrò a descrivere una battaglia memorabile, nella quale Teia pel valore che dimostrò non rimase inferiore ad alcuno degli eroi. La battaglia cominciò al mattino e Teia tenendosi in vista di tutti, coperto dallo scudo e con lancia in resta, primo con alcuni pochi si pose in fronte alle schiere. I Romani al vederlo pensando che lui caduto il conflitto sarebbe per essi tosto risolto, i più valorosi, in gran numero, si unirono ad aggredirlo, chi gli vibrava contro la lancia, chi le frecce. Egli coperto dallo scudo si riparava da tutti i colpi e facendo impeto subitamente molti uccideva e quando vedeva che lo scudo era tutto pieno di dardi rimastivi infitti, passatolo ad uno dei suoi guerrieri ne toglieva un altro. Combattendo in tal modo era già arrivato ad un terzo della giornata quando, dodici dardi trovandosi infitti nel suo scudo, non poteva più muoverlo a talento e respingere gli assalitori, chiamò quindi in fretta uno dei suoi guerrieri senza lasciare il posto, né indietr

Cappuccio

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  Cappuccio. Ha lo scopo di dissimulare la vera natura di un essere la cui segreta identità sarà svelata soltanto a pochi e al momento giusto. È parte indispensabile del travestimento di Odino, che spesso si cela sotto le spoglie di un viandante con in testa un cappuccio o un cappellaccio. Nella Saga di Halfr egli si presenta a una donna sotto il falso nome di Höttr "cappuccio". Sidhöttr "lungo cappuccio" è un altro dei suoi appellativi. Un cappuccio è presente altresì nell'abbigliamento di coloro che si dedicano alla magia. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici Immagine: Óðinn, artwork

La battaglia dei Campi Catalaunici

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  Lo schieramento dell'esercito imperiale vedeva i Romani all'ala sinistra comandata da Ezio, i Visigoti di Teodorico alla destra e al centro Sangibaldo con i suoi Alani. Il centro dell'esercito unno era tenuto dallo stesso Attila; a sinistra gli Ostrogoti al comando dei tre fratelli amali Valamiro "irremovibile nel mantenere un segreto, persuasivo nel discorrere, incapace di tradire", Teodomiro e Videmiro; a destra il re Ardarico, che "andava famoso per la sua fedeltà e per la sua perspicacia" con i suoi Gepidi. Attila era piuttosto perplesso, riferisce Giordane, e volle consultare gli aruspici, prima di muovere battaglia; costoro "scrutate come al solito le viscere delle vittime, e anche certe vene delle ossa scarnificate", emisero un responso funesto per il re unno, salvo per il fatto che sarebbe morto un importante capo dello schieramento avversario. Secondo il cronista, Attila voleva a tutti i costi la morte di Ezio e decise comunque di at