La battaglia dei Campi Catalaunici

 



Lo schieramento dell'esercito imperiale vedeva i Romani all'ala sinistra comandata da Ezio, i Visigoti di Teodorico alla destra e al centro Sangibaldo con i suoi Alani.

Il centro dell'esercito unno era tenuto dallo stesso Attila; a sinistra gli Ostrogoti al comando dei tre fratelli amali Valamiro "irremovibile nel mantenere un segreto, persuasivo nel discorrere, incapace di tradire", Teodomiro e Videmiro; a destra il re Ardarico, che "andava famoso per la sua fedeltà e per la sua perspicacia" con i suoi Gepidi.

Attila era piuttosto perplesso, riferisce Giordane, e volle consultare gli aruspici, prima di muovere battaglia; costoro "scrutate come al solito le viscere delle vittime, e anche certe vene delle ossa scarnificate", emisero un responso funesto per il re unno, salvo per il fatto che sarebbe morto un importante capo dello schieramento avversario.

Secondo il cronista, Attila voleva a tutti i costi la morte di Ezio e decise comunque di attaccare, ma non prima delle tre pomeridiane, per poter fruire delle tenebre nel caso in cui le cose volgessero al peggio.

L'assalto venne lanciato da Attila e da Ardarico col sole a vantaggio degli attaccanti.

Non riuscendo a sfondare con la cavalleria il muro di Romani e Alani, gli Unni si lasciarono coinvolgere in un imprevisto corpo a corpo, le lunghe lance dei cavalieri diventavano inutili nella mischia, le frecce di osso e le asce di pietra erano poco efficaci contro elmi, scudi e corazze.


Andrea Frediani, Le grandi battaglie di Roma antica



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