Teia, l'ultimo re degli Ostrogoti

 



E qui io verrò a descrivere una battaglia memorabile, nella quale Teia pel valore che dimostrò non rimase inferiore ad alcuno degli eroi.

La battaglia cominciò al mattino e Teia tenendosi in vista di tutti, coperto dallo scudo e con lancia in resta, primo con alcuni pochi si pose in fronte alle schiere.

I Romani al vederlo pensando che lui caduto il conflitto sarebbe per essi tosto risolto, i più valorosi, in gran numero, si unirono ad aggredirlo, chi gli vibrava contro la lancia, chi le frecce.

Egli coperto dallo scudo si riparava da tutti i colpi e facendo impeto subitamente molti uccideva e quando vedeva che lo scudo era tutto pieno di dardi rimastivi infitti, passatolo ad uno dei suoi guerrieri ne toglieva un altro.

Combattendo in tal modo era già arrivato ad un terzo della giornata quando, dodici dardi trovandosi infitti nel suo scudo, non poteva più muoverlo a talento e respingere gli assalitori, chiamò quindi in fretta uno dei suoi guerrieri senza lasciare il posto, né indietreggiare neppure di un dito, né lasciar avanzare i nemici, né si volse, né appoggiò le spalle allo scudo, né si mise di fianco, ma come se aderisse al suolo, stette lì fermo con lo scudo, uccidendo con la destra, tenendo indietro con la sinistra e chiamando per nome il suo guerriero.

E quello venne con lo scudo ed egli tosto lo prese in cambio dell'altro ingombro dai dardi.

In quel momento gli rimase per un istante scoperto il petto e il caso fece che un dardo lo colpi per modo che subito venne a morte.


Procopio, La guerra gotica


(Immagine: Teia rappresentato da Alexander Zick, particolare dell'opera Die Gotenschlacht am Vesuv)


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