Rotari
Rotari è stato re dei Longobardi e re d'Italia dal 636 al 652.
Già duca di Brescia, apparteneva alla stirpe degli Arodingi, termine che potrebbe indicare la discendenza da una popolazione, gli Arudi, anticamente stanziata nello Jutland.
Ascese al trono nel 636 alla morte di Arioaldo, del quale sposò la vedova Gundeperga, cattolica e portatrice del carisma dell'antica dinastia dei Letingi ereditato dalla madre Teodolinda.
Rotari condusse numerose campagne militari, che portarono quasi tutta l'Italia settentrionale sotto il dominio del regno longobardo.
Ciò fu possibile in quanto l'Impero Bizantino attraversava una grave crisi interna, che lo distoglieva dall'Occidente. Rotari, pertanto, conquistò nel 642 la Liguria e Oderzo.
Tuttavia, neppure la schiacciante vittoria ottenuta sull'esarca bizantino di Ravenna, sconfitto e ucciso insieme a ottomila suoi uomini presso il fiume Panaro, fu sufficiente a sottomettere l'Esarcato.
La memoria di Rotari è legata soprattutto al celebre Editto, promulgato nel palazzo Reale di Pavia alla mezzanotte tra il 22 novembre ed il 23 novembre 643, con il quale codificò il diritto longobardo rimasto fino ad allora legato alla trasmissione orale.
L'Editto apportò significative innovazioni, come la sostituzione dell'antica faida (vendetta privata) con il guidrigildo (risarcimento in denaro), e limitò fortemente il ricorso alla pena capitale.
Governò con energia e colpì con durezza i duchi che gli si opponevano, facendone eliminare molti; questo tuttavia non gli alienò il sostegno e l'affetto del suo popolo, che in lui ammirava il legislatore e, soprattutto, il guerriero.
Immagine: Re Rotari in un manoscritto altomedievale
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