Il tempio di Delfi
Sul lato orientale del massiccio del Parnaso, a nord del Golfo di Corinto, sorgeva il Tempio di Delfi.
Il Parnaso, la montagna scavata da profonde gole inaccessibili, era considerato dai tempi più remoti la sede delle Muse.
Prima che il culto di Apollo fosse fondato a Delfi, una divinità femminile, Gea (la Terra), regnava come dea-serpente.
Secondo il mito narrato nell'Inno omerico di Apollo, un drago (secondo alcune fonti Gea, secondo altri sua figlia Themis) viveva a Delfi accanto alla fonte Castalia.
Apollo lo uccise, da qui il nome di Pythium, e divenne il padrone del luogo sacro.
L'occupazione del luogo di Delfi risale al Neolitico, tra il VI e il V millennio a.C.
Pausania riprende una vecchia credenza secondo la quale ci sono stati quattro templi prima dell'epoca classica, nello stesso luogo in cui è stato costruito quello di Apollo del IV secolo a.C.
Il primo, costruito con rami di alloro portati dalla valle di Tempe, nella Tessaglia settentrionale, simulando una collina. Tra il medio o l'antico periodo elladico.
Il secondo, allevato dalle api con cera e piume. Sarebbe un edificio a nido d'ape, simile alle tombe a tholos di Micene.
Il terzo, di bronzo, eretto dal dio Efesto. Potrebbe essere collegato a un santuario ornato in bronzo del XIII secolo a.C..
Il quarto, in pietra, costruito dai leggendari architetti Trofonio e Agamede, originari di Orcomeno, in Beozia, contemporanei della guerra di Troia.
Dovrebbe essere collocato nell'ultima parte del periodo miceneo o nel cosiddetto periodo geometrico, vale a dire dal XII al X secolo a.C.
Questo tempio venne distrutto da un incendio nel 548 a.C. e fu sostituito da quello fatto costruire dalla famiglia ateniese degli Alcmeonidi, alla fine del VI secolo a.C., che crollò dopo un violento terremoto nel 373 a.C.
Tra il 373 a.C. e 340 a.C., venne costruito l'edificio, di cui si possono vedere i resti.
Costruito in stile dorico, aveva sei colonne di tufo sul davanti e quindici sui lati.
Vi si accedeva da tre gradini.
La parte meridionale era sostenuta da un muro, che a sua volta poggiava su una terrazza inferiore sostenuta da un muro poligonale.
Su questa terrazza, tra gli altri edifici, vi era probabilmente la sede della Pizia.
Nella stanza sotterranea del tempio (l'adyton), dove si trovava l'onfalo e sgorgava l'acqua della fonte Castalia, la sacerdotessa di Apollo pronunciava i suoi oracoli sibillini, che i sacerdoti interpretavano e trascrivevano.
Il tempio di Apollo poggiava a nord nella roccia e a sud e a ovest su sostruzioni grandiose a filari regolari.
Il tempio era di ordine dorico.
Nel pronao vi erano i motti dei Sette Savi e vi era anche una statua di Omero; nella cella si conservavano inoltre l'altare di Poseidone, le statue delle Moire, di Apollo Moiragètes, il focolare con il fuoco perpetuo, la sedia di Pindaro.
Nel pronào del santuario erano riportate delle massime di sapienza, fra cui il celebre motto ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ (gnōthi seautón), "conosci te stesso"
L'adyton rispetto alla solita collocazione dei templi greci era posto in posizione ipogea.
Si accedeva da un tunnel laterale al tempo e si giungeva in una sorta di cripta che conteneva l'omphalòs, le due aquile di Zeus, un Apollo dorato, il sarcofago di Dioniso e il tripode della Pizia; accanto all'àdyton vi era l'οἴκος (oikos) dove sostavano quelli che interrogavano l'oracolo.
Sull'architrave erano infissi a est gli scudi presi a Platea ai Persiani, a ovest e a sud quelli presi ai Galli.
All'interno vi era anche una fonte di acqua, la Kassotis, con cui la Pizia, i sacerdoti e chi richiedeva gli oracoli si dissetavano.
Sopravvisse fino al 390 d.C., anno in cui l'imperatore cristiano Teodosio I, fece tacere l'oracolo con la distruzione del tempio e la maggior parte delle statue e opere d'arte in nome del cristianesimo.
Il santuario fu completamente distrutto dai cristiani zelanti, nel loro tentativo di cancellare ogni traccia di paganesimo.
Immagini: ricostruzione del tempio di Delfi, Gerhard Huber; il tempio di Delfi oggi.
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