Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2020

La Caccia Selvaggia

Immagine
  Possiamo per brevità distinguere i due filoni principali: a) Caccia Selvaggia o macabra guidata da Odino o, nella versione tarda, da Teodorico; b) Corteo delle anime morte guidato da una figura femminile come Berchta (o Perchta). In questi paesi (Germania, Austria, Svizzera, ndr) la Caccia è chiamata Wilde Jagd o anche Wutenden Heer (Orda Furiosa), oppure Wuotes Her o Wutanes Her. La Caccia Selvaggia è presente nel nostro folklore dalle Alpi Marittime alle Alpi Giulie e in qualche caso anche lungo la dorsale appenninica. Anche da noi le varianti sono parecchie  come nel resto d'Europa, ma gli elementi comuni restano pressoché costanti. In Piemonte si ricordano i canett del Cuneese. In Lombardia, nel bergamasco, si chiama ancora Cascia morta (Caccia Morta). Sulle Prealpi lombarde è diffusa la solita versione cristianizzata della masnada. Ma è nelle Venezie che la Muta Selvaggia è in un certo qual modo di casa. O almeno lo era fino a poco prima del Concilio di Trento. È infatti tra

Åsgårdsrei

Immagine
Un nome norvegese per la Wild Hunt è Jolareidi, collegato con Jul (Yule), Midwinter. Una storia narrata in una canzone popolare del Telemark, Norvegia, trascritta nel diciottesimo secolo ricorda la Wild Hunt chiamandola Åsgårdsrei. La parola Åsgårdsrei sembra essere correlata all'antico norreno öskranligr, che significa "pauroso", e rei, una processione a cavallo, da qui la "paurosa cavalcata" o la "cavalcata del terrore". Anche la connessione con Asgard, la dimora degli Dèi, è evidente. Nigel Pennick, Pagan Magic of the Northern Tradition Traduzione a cura del Recinto di Mezzo (Immagine: Åsgårdsreien di Peter Nicolai Arbo)

Þá gengu regin oll

Immagine
Þá gengu regin oll á rokstóla, ginnheilog goð, ok um þat gættuz; nótt ok niðjum nofn of gáfu, morgin hétu ok miðjan dag, undorn ok aptan, árum at telja. Andarono allora tutti i potenti ai seggi del giudizio, gli altissimi dèi, e tennero consiglio: alla notte e alle fasi lunari nome imposero; al mattino dettero un nome e al mezzogiorno, al pomeriggio e alla sera per contare gli anni. Edda, Voluspá, 6

Stonehenge

Immagine
  L'aperta campagna del Wiltshire che circonda Stonehenge, nel cuore dell'Inghilterra meridionale, è ricca di resti preistorici. Woodhenge, Durrington Walls, il Cursus ed oltre 350 tumuli sono altrettante testimonianze dell'intensa attività comunitaria dei pastori seminomadi che allevavano bestiame, coltivavano il frumento e adoravano i loro Dèi nella piana di Salisbury. Essi cominciarono a costruire Stonehenge verso il 3500 a.C. L'elaborata progettazione e la perizia dei costruttori, così come le migliaia di ore di lavoro dedicate alla sua erezione, dimostrano la grande importanza attribuita a Stonehenge. Il sole di mezza estate sorge tra la Heel Stone e un'altra pietra oggi non più visibile. Gli edificatori di Stonehenge non erano popoli primitivi con vita e interessi agresti. Benché non abbiano lasciato testimonianze scritte, è certo che avessero grandi conoscenze e abilità. Il mistico tempio di Stonehenge, Janet Bord, Colin Bord

Ár var alda

Immagine
  Ár var alda, þar er Ymir byggði, vara sandr né sær, né svalar unnir; jorð fannz æva né upphiminn; gap var ginnunga, an gras hvergi. Al principio era il tempo, Ymir vi dimorava. Non c'era sabbia né mare né gelide onde. Non c'era terra né cielo in alto: un vuoto si spalancava e in nessun luogo erba”. Áðr Burs synir bjoðum um ypðu, þeir er Miðgarð mæran skópu; sól skein sunnan á salar steina; þá var grund gróin grænum lauki. Finché i figli di Borr trassero su le terre, loro che Miðgarðr vasta formarono. Splendette da sud il sole sulle pareti di pietra; allora si ricoprì il suolo di germogli verdi. Edda, Voluspá, 3-4 (Immagine: le montagne della Val d'Aosta)

La notte di Yule

Immagine
  Nella notte più lunga brilla una luce.  Felice Yule a tutti. Felice Solstizio d'Inverno a tutti.

Yule

Immagine
  Infine siamo arrivati a Yule, a Jól, a Midwinter, al Solstizio d'Inverno. Il Sole, dopo essere sceso nelle profondità delle tenebre invernali, trionfa sull'oscurità, e riprende la sua ascesa. Deus Sol Invictus, Dio Sole Invitto, lo glorificavano i romani. Nella tradizione nordica la festa è dedicata in modo particolare ad Óðinn, Freyr, Freyja, Sól e Baldr. È il trionfo degli Dei e delle Dee sulle forze del caos. È il trionfo della Luce sulle tenebre. Domani mattina la dea Sól, la potente Sunna, porterà in cielo il carro del Sole, vittoriosa sull'oscurità. Nel calendario anglosassone il mese di dicembre è chiamato Aerra Geola, il mese prima di Yule, e Wintermonaþ, il mese d'inverno. Buona festa a tutti.

Il culto di Freyja

Immagine
Il culto di Freyja, che è senza dubbio una delle divinità supreme del Nord, è testimoniato da numerosi toponimi che alludono a luoghi in cui essa è venerata. Anche una strofa del Canto di Hyndla allude ad altari e templi innalzati per la dea. La sua funzione è senza dubbio quella della fecondità. Non solo ella proviene dalla stirpe dei Vani, che di quella sfera sono i tipici rappresentanti, ma è anche detta dea dell'amore, della fertilità e della lussuria. Per questo è connessa ad animali prolifici o sensuali come le capre, il cinghiale, le cagne. Ma i suoi animali sono soprattutto i gatti: ella possiede un carro trainato da due di essi. La sua connessione con i gatti è dovuto anche alla qualità magica di questi animali. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici (Immagine: Freyja di Kasia Malinowska)

La tragica fine di Alboin

Immagine
Questo re (Alboin), dopo che ebbe regnato in Italia tre anni e sei mesi, fu ucciso per le trame della moglie.  E questa ne fu la causa.  Mentre in Verona sedeva a convito, allegro più del dovuto, ordinò che alla regina fosse portato da bere del vino nella coppa che lui aveva tratto dal cranio del suocero, il re Cunimund, e la invitò a brindare lietamente con suo padre. Quando Rosamund se ne accorse, le nacque in cuore un dolore profondo che non riusciva a placare, e s’infiammò del desiderio di uccidere il marito per vendicare la morte del padre; e con Helmichis, che del re era scilpor, cioè scudiero, e fratello di latte, preparò un piano per sopprimere il re. Paolo Diacono, Storia dei Longobardi, Libro II Nessun capo longobardo ha fatto così parlare di sé come Alboin, il conquistatore della penisola appenninica. Dalla Scandinavia all'Italia meridionale, i cantori germanici hanno declamato le sue lodi e narrato la sua tragica fine. Jörg Jarnut, Storia dei Longobardi (Immagine: Assas

La Ruota del Tempo

Immagine
  La Ruota del Tempo con le 24 rune del Futhark antico.

La dea Frigg

Immagine
Frigg è probabilmente una dea dell'amore di origine germanico-continentale. Sul suo nome, che significa "amata", "sposa", è rifatto quello del venerdì (antico nordico frjadagr m., su modelli continentali; danese, svedese, norvegese, fredag). Di lei è anche detto che soccorre le partorienti. Tracce della venerazione per Frigg restano forse in toponimi quali Friggjarakr, Friggerraker, Fristad (Svezia). La sua figura resta tuttavia legata a nomi quali l'islandese Friggjargras (lett. "erba di Frigg"), con cui si designa la pianta Orchis maculata ("concordia" o "erba d'Adamo"); lo svedese Frigge rock, nome della cintura di Orione, e l'islandese Friggjarstjarna, lett. "stella di Frigg", il pianeta Venere. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici

Sugli antichi calendari indoeuropei

Immagine
  La stessa natura conservatrice della religione romana e di quella indù ci permette ora di constatare come la nozione di un ciclo annuale di dieci mesi sia stata mantenuta in oriente anche dal Taittirya Samhita. Il Rig-Veda, che pur conosce un anno di 360 giorni con altri cinque intercalari, fa peraltro riferimento anche a condizioni tipiche dell'estremo nord, il cui ricordo viene tramandato come cicli o processi sacrali: "il lungo giorno", la "lunga notte", la "lunga alba", con persistente accostamento ad un ciclo annuale di dieci o sette cavalli del sole, che evidentemente sono i mesi. La leggenda dei Dashagvas, che parla di un sacrificio compiuto dai più antichi antenati in un periodo di dieci mesi, con riferimento alla lunga alba, allo scopo di aiutare Indra a salvare le vacche dai buoi di Vala, che alla fine dell'anno viene sconfitto, secondo Bal Gangadhar Tilak costituirebbe il più antico calendario dei nostri progenitori, originatosi in una

Egill Skallagrímsson

Immagine
  In memoria di Egill Skallagrímsson, scaldo, guerriero, mago, seguace di Óðinn e degli Dèi.

Kali yuga

Immagine
  Assai terribile è il Kali yuga, pieno di peccati e impurità.  I brahmana, gli kshatriya, i vaisya e gli sudra sono avversi al dharma; quando giunge il terribile Kali yuga, gli dvija stessi sono ostili ai Veda.  Tutti sono schiavi della legge dell'inganno, tutti pieni d'invidia; i maestri sono egoisti, corrotti e privi della verità.  I brahmana e le altre caste si mescolano come folli in preda alla passione e alla collera, tormentati da inutili sofferenze.  I sovrani non pensano che ammassare tesori; scorretti verso i sudditi, li tormentano con tributi e tasse.  I figli odiano il padre, le mogli i mariti; tutti vogliono la donna degli altri e anelano ai beni altrui.  Nel terribile Kali yuga, o vipra, tutti gli uomini sono dediti al male.  La terra diventa sterile, il seme e il fiore periscono; le donne si compiacciono della condotta e del fascino delle cortigiane.  Tutti saranno sempre intenti alla lode di sé e dediti alla diffamazione degli altri, distruttori di chi ripone in

Odhinn è padrone del mondo

Immagine
Odhinn è padrone del mondo e le pietre gli obbediscono schiudendosi davanti a lui per dargli via libera ai tesori che contengono. La pietra è la fluida materia delle origini che raffreddandosi ha imprigionato le essenze pure: oro, gemme, cristalli; in essa è imprigionata la forza feconda e creativa delle origini e penetrare la pietra è afferrare questa forza. Gianna Chiesa Isnardi, Introduzione alla Ynglinga saga

I Senoni

Immagine
  I Senoni sono considerati come i più antichi e nobili dei Suebi; la prova di questa loro antichità è confermata da un rito religioso.  In un’epoca determinata si raccolgono, per mezzo di delegati, in una foresta sacra per i riti degli avi e per vetusto e religioso terrore,  i popoli dello stesso nome e della medesima stirpe. Tacito, De origine et situ Germanorum 39

Sif

Immagine
  Sif.  È la sposa del dio Thor, madre di Þrúðr e di Ulrr, il quale tuttavia è stato concepito con un altro. Nel prologo dell'Edda, di carattere marcatamente evemeristico, Snorri ne fa un'indovina, di nome Sibil, "che noi chiamiamo Sif". Ella, aggiunge, era una donna bellissima, dalla chioma dorata. Il mito narra che i nani fecero per lei una chioma d'oro che cresceva come i capelli naturali. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici