Di lui diceva il cantore anonimo del Widhsit: “sono stato in Italia, con Alboin, di cui tutta l'umanità, a mia conoscenza, loda la mano, che è la più luminosa dell'agire, e il cuore, che è il più generoso nella distribuzione degli anelli, degli splendidi bracciali, il figlio di Audoin.” La fama di Alboino era diffusa ovunque, presso i meridionali bavari come presso i più nordici sassoni, e molti poemi celebravano la sua gloria, il suo valore, la sua generosità. Sotto il suo regno, aggiunge lo stesso Paolo Diacono, “furono fabbricate armi di tipo particolare”; e questo è un riconoscimento importante, in un mondo dove le armi avevano un valore sacro, e talvolta, se erano appartenute ad un eroe, possedevano addirittura un loro nome ed una loro individualità. Era questo, evidentemente, il caso delle armi di Alboino; Paolo Diacono insomma voleva sottolineare la natura di eroe del re, che fu davvero l'ultimo vero eroe della saga longobarda. I Longobardi, S...