La marcia dei Cimbri e dei Teutoni

 





Nell'immaginario romano:

Si diceva che fossero 300.000 i loro guerrieri: figure formidabili, veri giganti, la maggior parte dei quali raggiungeva dieci piedi di altezza, tutti biondissimi e con gli occhi azzurri, i loro bambini poi, con dei capelli di un biondo così chiaro che parevano capigliature di vegliardi.
Donne anziane, avvolte in rozze vesti, li precedevano a piedi nudi, traendo presagi dal sangue vivo dei prigionieri sacrificati agli dèi, che essi catturavano a migliaia.
Nessuno che osi affrontarli in battaglia con qualche possibilità di vittoria, tanto son terribili in battaglia.
Non conoscono il timore, né la paura della morte.
Solo la morte sul campo di battaglia è onorevole per loro, e non già la morte lenta sul giaciglio, il vergognoso languire nel letto.

Secondo lo storico Theodor Mommsen:

Era una marcia mirabile, afferma con entusiasmo Theodor Mommsen, e i romani non avevano mai visto nulla di simile.
Non era una marcia di razziatori e nemmeno una primavera sacra di bande di giovani che vagano in terre straniere, ma si trattava di tutto un popolo che emigrava, per cercare una nuova patria.
Il carro era anche la loro casa e su di esso, sotto un tetto di pelli tese, trovavano posto assieme agli strumenti le donne e i bambini e persino il proprio cane.
Trainavano il loro greve villaggio di carri con la destrezza che viene da una lunga vita di nomadi, varcando fiumi e montagne, divenendo un pericolo per le nazioni incivilite.

I germani, S. Fischer-Fabian


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