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Visualizzazione dei post da febbraio, 2021

Uṣas

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  Uṣas. È la dea dell'aurora, molto spesso invocata al plurale, perché il poeta ha in mente tutte le aurore che si sono succedute. Uṣas appare a est, vestita di luce, come una bella donna che sorge da un bagno. Giunge disperdendo le tenebre e, con esse, i cattivi sogni e tutte le altre insidie che si nascondono nella notte. È in stretta connessione con Sūrya, il sole, del quale apre i cammini; e Sūrya la segue come un innamorato segue la fanciulla che ama. È detta anche sorella maggiore della Notte che è perciò anch'essa chiamata "figlia del cielo". Stretta connessione ha infine anche con gli Aśvin che essa risveglia e che sono suoi compagni di viaggio in cielo. Come divinità della luce dispensa benessere e lunga vita a tutti gli uomini e fama e gloria ai poeti. Il suo nome deriva da una radice (vas) che significa "splendere". Alle aurore sono dedicati oltre venti inni. Saverio Sani, Glossario del Rgveda (Immagine: Uṣas di Drazenka Kimpel)

Skaði

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  Skaði. Figlia di Þjazi di Þrymheimr "dimora risonante", Skaði appartiene alla famiglia dei giganti delle montagne. Tuttavia divenne sposa del dio Njorðr. Skaði è una dea "invernale", come mostra la notazione di Snorri secondo cui ella scia per lunghissimi tratti nelle montagne e va con l'arco a caccia di animali selvatici. È detta infatti Ondurgoð o Ondurdís "dea degli sci": è dunque una sorta di Diana nordica. Di un culto a lei tributato testimoniano diversi toponimi, a esempio Skedevi(d), Skedvi, Skärlunda in Svezia: Skea, Skee, Skadeland, Skaland in Norvegia. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici

Il fuoco del Tempio di Vesta

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  A seguito del decreto Nemo se hostiis polluat dell'imperatore cristiano Teodosio, emesso a Milano il 24 febbraio 391, venne messo al bando ogni genere di sacrificio pagano, anche in forma privata, si sancì il divieto di ingresso nei templi, si proibì l'atto di avvicinarsi ai santuari e l'adorazione di statue o manufatti. Come conseguenza di tale decreto fu spento anche il fuoco del Tempio di Vesta a Roma, che ardeva da secoli. Per non dimenticare mai.  (Immagine: ricostruzione del Tempio di Vesta)

Lo spazio sacro

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In realtà il luogo non è mai scelto dall'uomo, è soltanto scoperto, in altre parole, lo spazio sacro si rivela a lui in un modo o nell'altro. Ma in ogni caso il luogo è regolarmente indicato da qualcosa di diverso, sia che si tratti di una ierofania folgorante, o dei principi cosmologici che fondano l'orientamento e la geomanzia, o anche, nella sua forma più semplice di un segno carico di qualche ierofania, quasi sempre un animale. Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni

Odhinn e Varuna

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La corrispondenza fra Odhinn e Varuna è sorprendente. Entrambi sono fondamentalmente dei maghi e, se la magia nordica presenta dei caratteri propri di cui sarebbe vano cercare dei caratteri equivalenti in India, il dono della metamorfosi così caratteristico del primo coincide con la maya di cui fa uso abbondante il secondo. L'afferrare istantaneo e irresistibile di Varuna espresso dai suoi lacci e dai suoi nodi, è anche la modalità dell'azione di Odhinn che, sul campo di battaglia, ha il dono non solo di accecare, assordare, intorpidire i suoi avversari, ma letteralmente di legarli con un laccio invisibile. E questo è il procedimento che evoca Brynhildr nel sogno-maledizione che racconta a Gunnar dopo l'uccisione di Sigurdhr: Mi sembrava, dice, che tu, principe, cavalcassi, spoglio di gioia, avvinto da un laccio, nell'esercito nemico. Quel laccio è lo her-fjöturr, "il laccio d'esercito", l'incantesimo che paralizza il combattente. Georges Dumézil, Gli

Varuna

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  Varuna. È uno dei più antichi dèi vedici. È spesso considerato come una divinità suprema; per questo è chiamato "re degli dèi". È il più grande dio dopo Indra, anche se gli inni a lui dedicati sono poco più di una dozzina. Oltre al titolo di re porta anche quello di asura. La sua figura è ambigua come il suo potere (maya) in quanto è il rappresentante dell'antica religione e solo in un secondo momento lascia la parte asurica per passare a quella di Indra. Molteplici sono gli aspetti della sua figura; fondamentale è quello di sovrintendente all'ordine fisico e morale dell'universo. Rende stabili cielo e terra i quali, grazie alle sue ordinanze, rimangono separati dopo essere stati da lui divisi. È lui che ha posto il sole nel cielo, il fuoco nelle acque e il soma nella roccia. Sempre grazie a lui la luna e le stelle splendono la notte e svaniscono di giorno. È il regolatore del flusso delle acque, fa scorrere i fiumi fino all'oceano che tuttavia non si riempi

Il martello di Thor

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  Thor possiede un'arma eccellente che è il martello Mjölnir donatogli dai nani: per impugnarlo ha bisogno di speciali guanti di ferro. Inoltre ha una cintura di forza: quando se ne cinge, la sua potenza divina raddoppia. Il martello di Thor ha funzione consacratrice, cioè di trasmissione dell'energia divina potente contro i demoni: così appare da diverse iscrizioni runiche nelle quali si trova una formula che invoca il dio e anche presumibilmente nella fibula I di Nordendorf (Baviera, Germania, inizio del VII secolo) su cui si legge wigiÞonar "Thor consacratore". Talvolta sulle pietre runiche è raffigurato il martello stesso. Con il suo martello Thor consacra anche l'unione coniugale. I miti nordici, Gianna Chiesa Isnardi

Goseck

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La scoperta del circolo di Goseck, fatta nel 2003, mette inequivocabilmente in evidenza che le popolazioni neolitiche presenti sul territorio germanico, già nel V millennio a.C. possedevano conoscenze astronomiche non banali ed avevano sviluppato un sistema calendariale basato sull’osservazione del solstizio d’inverno e siccome nel sito sono presenti le coppie di porte che materializzavano, con i loro assi, entrambe le direzioni solstiziali solari invernali (levata e tramonto) è immediato ipotizzare che era proprio il fenomeno solare solstiziale invernale ad essere fondamentale per la loro particolare cultura.  Ma non solo: non è difficile pensare che dal punto di vista del culto sia il solstizio d’inverno che le direzioni di levata e di tramonto del Sole in quel particolare giorno dell’anno rivestissero una fondamentale importanza. Adriano Gaspani, Astronomia, Geometria e Simbolismo Cosmico delle Antiche Popolazioni Germaniche e Scandinave (Immagine: foto del circolo neolitico di Gose

Søkkvabekr heitir enn fjórði

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Søkkvabekr heitir enn fjórði, en þar svalar knego unnir yfir glymja; þar þau Óðinn ok Sága drekka um alla daga gloð or gullnom kerom. Søkkvabekkr si chiama la quarta, là dove possono gelide onde sopra scrosciare. Là Óðinn e Sága bevono tutti i giorni, lieti, in coppe d'oro. Edda, Grímnismál 7 (Immagine: Sága e Óðinn conversano tenendo delle coppe, illustrazione di Lorentz Frölich)

Agni

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Agni. Letteralmente significa Fuoco. Infatti uno degli aspetti principali di questa divinità è la sua rappresentazione come personificazione del fuoco sacrificale. Il fuoco costituiva l'elemento principale del sacrificio vedico, il cui atto principale consisteva nell'offrire sul fuoco vari cibi e bevande. Questo atto rituale, chiamato agnihotra (offerta sul fuoco), era il nucleo essenziale di ogni sacrificio e stava alla base di tutti i riti, anche dei più complessi. Agni è, dopo Indra, il dio al quale è dedicato il maggior numero di inni (circa duecento). La caratteristica che più è messa in risalto è la sua lucentezza con la quale egli disperde le tenebre. Procede su un carro trascinato da cavalli rossi e su questo carro conduce gli altri dèi al luogo del sacrificio. È il figlio del Cielo e della Terra, ma anche delle Acque. Triplice è la sua origine: in cielo come sole, in terra come fuoco terrestre e nelle acque come lampo. È il fratello gemello di Indra ed è associato con

Eyvind Kinnrifi

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Oggi ricordiamo Eyvind Kinnrifi, che rimase fedele agli Dèi, alle Dèe e alla Via Antica e si rifiutò di convertirsi al cristianesimo. Re Olaf Tryggvason, il re cristiano della Norvegia, nemico di tutti i pagani, lo torturò a morte, con un fornello di braci ardenti sullo stomaco.  Per non dimenticare mai.

Rúnar munt þú finna

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Rúnar munt þú finna ok ráðna stafi, mjok stóra stafi, mjok stinna stafi, er fáði fimbulþulr ok gerðu ginnregin ok reist Hroftr rogna. Rune tu troverai segni chiari, segni grandi, segni possenti, che dipinse il terribile vate, che crearono i supremi numi, che incise Hroptr degli dèi. Edda, Hávamál 142

La Ruota dell'Anno

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  La Ruota dell'Anno con le otto feste principali dell'Ásatrú. Il calendario solare sottostante alla Ruota dell'Anno è il calendario solare più arcaico della nostra stirpe e proviene da tempi immemorati. Esso appartiene alla civiltà nordica-germanica, alla civiltà indoeuropea e alla civiltà megalitica europea, che già calcolava con precisione esatta il sorgere del sole  nei solstizi e negli equinozi.

Avebury

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  Il gruppo più importante di monumenti neolitici inglesi si raccoglie attorno al villaggio di Avebury, nel Wiltshire settentrionale. A poca distanza l'una dall'altra sono situate la tomba preistorica più grande d'Inghilterra, la collina artificiale più alta d'Europa e il più ampio cerchio di massi eretti del mondo. Le proporzioni della struttura megalitica di Avebury sono strabilianti. Distribuita su 11,3 ettari, la costruzione è costituita da un fossato di confine profondo 15 metri compreso tra due alti argini - l'esterno ha un perimetro di oltre 1 chilometro. In origine il monumento conteneva un grande cerchio di un centinaio di pietre erette - ne restano solo 27 - racchiudente due cerchi più piccoli, oggi rappresentati da pochi massi sparsi. Nel XIV secolo alcuni cristiani che intendevano sconsacrare ciò che essi consideravano un tempio pagano rovesciarono sistematicamente gran parte delle pietre dentro e attorno al complesso. L'opera di distruzione proseguì

Il mausoleo di Teodorico

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  Il mausoleo dove il corpo di Teodorico fu inizialmente seppellito è esso stesso un mistero dei Goti. Esso si erge ai nostri giorni in tutta la sua incontaminata e austera gloria. Teodorico stesso mise mano nella sua progettazione. Il mausoleo riflette l'estetica tribale dei Goti in contrasto con lo stile romano dei progetti dei suoi edifici pubblici. Wolfram conclude a riguardo dell'atteggiamento nordico pagano su Teodorico e sulla sua morte: "Nessuno sa chi rimosse Teodorico dal suo luogo di riposo finale. Sicuramente agli occhi del mondo barbarico il re dei Goti non era morto: egli sedeva armato sul suo destriero, pronto a guidare l'armata dei morti o, come il dio della guerra, a ricevere i sacrifici dei guerrieri" (Wolfram Herwig, History of the Goths). Il regno degli Ostrogoti costruito da Teodorico durò ancora ventisei anni. Alla fine i Goti d'Italia furono spazzati via dalla storia, ma essi lasciarono la loro eredità prestigiosa nella cultura, che rima