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Visualizzazione dei post da settembre, 2020

Thor

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  Thor è il dio del tuono e come tale è molto antico; la sua figura è parallela ad altre simili della tradizione indoeuropea: Indra, Taranis, Giove. Come Juppiter è infatti inteso nella interpretatio romana, il che appare sopratutto dal nome del "giovedì", in antico nordico  Þórsdagr. Parallelo a Thor è anche il dio Horagalles della tradizione lappone, che probabilmente da lui deriva (il nome è tratto verosimilmente da Þórrkarl). I tuoni e i fulmini che scuotono il cielo durante le tempeste sono manifestazione della sua potenza divina. Del tuono si dice che viene provocato dal passaggio nel cielo del carro del dio. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici

Dioniso

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  Qui appunto sta l'origine oscura della sapienza.  La tracotanza del conoscere che si manifesta in questa avidità di gustare tutta la vita, e i suoi risultati, l'estremismo e la simultaneità dell'opposizione, alludono alla totalità, all'esperienza indicibile della totalità. Dioniso è quindi uno slancio insondabile, lo sconfinato elemento acqueo, il flusso della vita che precipita in cascata da una roccia su un'altra roccia, con l'ebbrezza del volo e lo strazio della caduta; è l'inesauribile attraverso il frammentarsi, vive in ciascuna delle lacerazioni del corpo tenue dell'acqua contro le aguzze pietre del fondo. Giorgio Colli, Introduzione a La sapienza greca

Beowulf

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  Gli uomini si affrettarono, marciarono in gruppo, finché cominciarono a scorgere la sala costruita di legno, decorata, sfolgorante d'oro: la fabbrica più famosa al mondo e sotto i cieli. Il bravo combattente  indicò loro la splendida corte dei coraggiosi  perché ci si avviassero.  Poi diede di volta al suo cavallo, il soldato e disse queste parole: "È tempo che io me ne vada.  Il Padre onnipotente  vi protegga e vi salvi con rune favorevoli  nelle vostre avventure.  Io me ne torno al mare,  a montare la guardia contro  le scorte nemiche". Beowulf, IV

Odino

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  Odino (Óðinn). È la figura eccellente del mondo nordico, quella in cui meglio si incarna la molteplicità del concetto di assoluto e dunque di divinità. A lui appartiene la totalità dell'essere, ma, benché partecipi contemporaneamente di ogni manifestazione della vita, egli stesso non è imprigionato in nessuna. Il suo nome, Óðinn, è connesso alla radice indoeuropea *WAT- nella quale è espresso il concetto di ispirazione e furore. Notava Adamo da Brema: Wodan, id est furor. Nucleo del suo essere è perciò una condizione di perenne possibilità, piuttosto che una manifestazione materiale. Egli può con facilità trascorrere dall'uno all'altro livello di esistenza, è dio dei vivi e contemporaneamente dei defunti, è piacevole e terribile, soccorrevole o letale. Per questo è per eccellenza il dio della magia. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici

Atharva Veda e Merseburger Zauberspüche

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  S i osservino, per esempio, questi versi tratti dall'inno IV, 12, per guarire una gamba fratturata: Che il tuo midollo stia con il midollo, la tua articolazione con l'articolazione. La parte di carne che si è strappata possa ricrescere: possa ricrescere anche l'osso. Che il midollo si riunisca con il midollo; che la pelle ricresca con la pelle; che il sangue e l'osso ti ricrescano; che la carne ricresca con la carne. È sorprendente come essi presentino notevoli somiglianze con uno dei cosidetti Merseburger Zauberspüche, formule magiche in antico alto tedesco, conservate nella Biblioteca del duomo di Merseburgo: Osso con osso, sangue con sangue, articolazione con articolazione come se fossero incollati. Questo parallelismo formulare fra ambiti geograficamente così distanti è certamente testimonianza di una remotissima antichità. Saverio Sani, Introduzione all'Atharvaveda

Salve Giorno

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  Salve Giorno, salve figli del Giorno, salve alla Notte e sorelle! Con occhi mansueti guardateci qua in basso e date a chi ora siede vittoria! Salve Æsir salve Ásynjur salve alla Terra benefica! Facondia saggezza a noi due, incliti e mani che risano finché vivremo! Sigrdrífumál, 3-4

Vexillum quod reafan vocant

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«[V]exillum quod reafan vocant. Dicunt enim quod tres sorores Hungari et Habbae, filiae videlicet Lodebrochi illud vexillum texuerunt, et totum paraverunt illud uno meridiano tempore. Dicunt etiam quod in omni bello, ubi praecederet idem signum, si victoriam adepturi essent, appareret in medio signi quasi corvus vivus volitans; sin vero vincendi in futuro fuissent, penderet directe nihil movens: et hoc saepe probatum est.»  «Vessillo che chiamano reafan. Si racconta che le tre sorelle di Hungarus e Habba, figlie di Loðbrók tesserono quel vessillo, e lo resero pronto nel tempo di una mezza giornata. Dicono anche che in tutte le battaglie, dove sono preceduti da quel segno, se si giunge a vittoria, appare al centro dello stendardo un corvo, quasi vivo, con ali spiegate; se invece non si ha vittoria esso per nulla si muove: e ciò è sempre stato provato»  Dalla "Vita di Re Alfredo"

Nella nozione omerica

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Nella nozione omerica della regalità sopravvivono rappresentazioni che si ritrovano più o meno in altre società indoeuropee. Si tratta sopratutto dell'idea che il re è l'autore e il garante della prosperità del suo popolo, se segue le regole della giustizia e i comandi divini... Questa concezione si ritrova, molto più tardi, è vero, nella società germanica, attestata quasi negli stessi termini. Presso gli Scandinavi, il re assicura la prosperità per terra e per mare; il suo regno è caratterizzato dall'abbondanza dei prodotti naturali... Gli si chiede, secondo la formula consacrata ar ok fridr... come a Atena, durante le Bufonie, si sacrificava "per la pace e la ricchezza". Emile Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee (Immagini: Agamnennone e Erik il vittorioso)

Ingimund

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Ingimund occupò l'intero Vatnsdal, fin sopra Helgavatn e Urdavatn.  Ingimund scelse uno spiazzo in una valletta molto bella, e vi costruì la casa; edificò un gran tempio, lungo centoventi piedi, e quando scavò le fondamenta, per collocarvi gli stipiti sacri, trovò il suo amuleto, così come gli era stato predetto. Saga di Vatnsdal (Foto del Vatnsdal, Islanda)

Unz þrír kómu

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  Unz þrír kómu ór því liði oflgir ok ástkir æsir at húsi, fundu á landi lítt megandi Ask ok Emblu orloglausa. Finalmente tre vennero da quella stirpe, potenti e belli, æsir, a casa. Trovarono in terra, senza forze, Askr ed Embla, privi di destino. Ond þau né áttu, óð þau né hofðu, lá né læti né litlu góða; ond gaf Óðinn, óð gaf Hoenir, lá gaf Lóðurr ok litu góða. Non possedevano respiro né avevano anima, non calore vitale, non gesti né colorito. Il respiro dette Óðinn, l'anima dette Hoenir, il calore vitale dette Lóðurr e il colorito. Edda, Voluspá, 17-18

La religione vedica

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  Infatti, ciò che colpisce più d'ogni altro aspetto nella religione vedica è, innanzi tutto, la completa assenza di templi o di altre costruzioni permanenti dedicate al culto. Né si hanno elementi per poter affermare che esistessero delle immagini che rappresentavano le divinità. Il luogo dove si celebrava il sacrificio veniva scelto, preparato e delimitato ogni volta attraverso accurate misurazioni e l'area destinata al compimento della cerimonia veniva suddivisa in varie porzioni destinate ciascuna a diverse funzioni che vi si dovevano compiere (...) Inoltre non esistevano neppure testi da venerare materialmente come sacre scritture. La liturgia era tutta nella mente di coloro che la eseguivano. Poiché, dunque, il sacrificio poteva essere compiuto dovunque si decidesse di celebrarlo, si può dire che la religione vedica era la più adatta ad un popolo nomade o seminomade, quali erano appunto gli Indo-ari. Saverio Sani, Introduzione al Rgveda (Foto del Kashmir)

Odhinn

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  Odhinn, che in Scandinavia ha numerosi appellativi secondari, alcuni chiari altri oscuri, molto probabilmente è stato designato correntemente presso i Goti con un vocabolo diverso da questo, derivato dalla "Wut", in realtà, uno di questi appellativi scandinavi, Gautr, e la localizzazione nei due "Götland" della maggior parte dei toponimi contenenti il suo nome, rivelano che l'Odhinn scandinavo era, invece, particolarmente collegato ai Goti; infine, è certamente questo Gautr, cioè Odhinn, che bisogna riconoscere nel Gapt che, secondo Jordanes, apriva la genealogia mitica degli Amali, famiglia regale dei Goti, come Odhinn in Scandinavia e Woden in Inghilterra sono all'origine di numerose dinastie. Gli Dèi dei Germani, Georges Dumézil

Vardlokur

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Ella chiese di potere avere alcune donne che conoscessero la formula magica necessaria per lo scongiuro e che era chiamata Vardlokur. Ma quelle donne non si trovavano. Si cercò per le fattorie, per trovarne qualcuna che conoscesse la formula. Allora Gudrid dice -Io non sono una maga, né un'indovina; ma la mia nutrice Halldis m'insegnò in Islanda la formula, che era chiamata Vardlokur... Le donne si disposero in cerchio intorno al seggio, su cui stava Torbjorg. Gudrid allora recitò quella formula così bene e così armoniosamente, che a nessuno parve di aver udito pronunziare una poesia con voce più bella. La veggente la ringraziò per la formula e disse che aveva attratti lì molti spiriti che ritenevano di aver udito qualcosa di bello, poiché la formula era stata recitata così bene... Saga di Eirik il rosso

Colori simbolici

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Quanto ai colori simbolici, l'importanza e l'antichità sono già segnalate, per il mondo indo-iranico, dal fatto che i tre o quattro gruppi sociali funzionali sono designati in base alla parola sanscrita varna e alla parola avestica pistra (...) che con sfumature diverse disegnano il colore.  Di fatto è un insegnamento costante nell'India che brahmana, ksatriya, vaisya e sudra sono rispettivamente caratterizzati (e le spiegazioni non mancano) dal bianco, il rosso, il giallo e il nero. Tra i Celti della Gallia e dell'Irlanda il bianco è il colore dei druidi e il rosso, nell'epopea irlandese, quello dei guerrieri; a Roma un Albogalerus caratterizza il più sacerdote tra i sacerdoti, il Flamen Dialis, mentre il paludamentum militare è rosso come il drappo sulla testa del generale o come la trabea dei cavalieri o dei sacerdoti armati che sono i Salii. L'ideologia tripartita degli Indoeuropei, Georges Dumézil

Il lungo cammino

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  Il lungo cammino dei padri Longobardi dalla Scania all'Italia

Torolf Mostrarskeg

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  Torolf Mostrarskeg compì un gran sacrificio pagano e andò a chiedere il parere a Thor, il suo amico prediletto: avrebbe dovuto accordarsi col re, oppure partirsene dalla patria e cercare per sé un altro avvenire?  L'oracolo indicò a Torolf l'Islanda. E per questo si procurò una grande nave e l'armò per il viaggio in Islanda: aveva con se l'equipaggio e i suoi beni mobili.  Molti amici si prepararono a partire con lui.  Egli fece abbattere il tempio e portò con sé la più parte del legname che vi era stato impegnato, e le zolle che stavano sotto l'altare, dove aveva collocato Thor. Poi Torolf veleggiò sull'oceano, e il vento fu favorevole: egli trovò la terra e si diresse a sud, lungo la regione occidentale, attorno a Reykjanes; qui la brezza venne meno, ed essi videro la terra aprirsi in un grande fiordo.  Allora Torolf lanciò fuori dal bordo della nave gli stipiti dei seggi, che erano stati nel suo tempio; in uno di essi era stata intagliata l'effigie di T

Sigurðr Fafnisbani

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  In memoria di Sigurðr Fafnisbani, l'uccisore del drago, l'eroe immortale del Nord. Því skal hugga þik, hers oddviti, sú mun gift lagið á grams ævi: Mun-at mætri maðr á mold koma und sólar sjöt, en þú, Sigurðr, þykkir. Trova conforto, dunque, guida di schiere! Questo dono è concesso in vita al principe: sì, non verrà sulla terra uomo di fama, sotto la dimora del sole, maggiore della tua, Sigurdhr. Grípisspá, 52

Rex

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  Rex.  Attestato solo in italico, in celtico e in indiano, cioè all'estremità occidentale e orientale del mondo indoeuropeo, rex appartiene a un gruppo molto antico di termini relativi alla religione e al diritto. L'accostamento del latino rego al greco orégo "stendere in linea retta" (dove la o- iniziale si spiega con ragioni fonologiche), l'esame dei valori antichi di reg- in latino (per esempio in regere fines, e regione, rectus, rex sacrorum) fanno pensare che il rex, più simile in questo al sacerdote che al re in senso moderno, fosse colui che aveva autorità per tracciare i limiti delle città e per determinare le regole del diritto. Emile Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee

Hljóðs biðk allar

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Hljóðs biðk allar helgar kindir, meiri ok minni mogu Heimdallar; vildu at, Valfoðr, vel fyr teljak forn spjoll fira, þaus fremst of man. Ascolto io chiedo a tutte le sacre stirpi, maggiori e minori figli di Heimdallr. Tu vuoi che io, o Valfoðr, compiutamente narri le antiche storie degli uomini quelle che prima ricordo. Ek man jotna ár of borna, þás forðum mik fædda hofðu; níu mank heima, níu íviði, mjotvið mæran fyr mold neðan.  Ricordo i giganti nati in principio, quelli che un tempo mi generarono. Nove mondi ricordo nove sostegni e l'albero misuratore, eccelso, che penetra la terra. Ár vas alda, þars Ymir byggði, vasa sandr né sær, né svalar unnir; jorð fansk æva né upphiminn; gap vas ginnunga, en gras hvergi.  Al principio era il tempo, Ymir vi dimorava. Non c'era sabbia né mare né gelide onde. Non c'era terra né cielo in alto: un vuoto si spalancava e in nessun luogo erba. Áðr Bors synir bjoðum of ypðu, þeir es Miðgarð mæran skópu; sól skein sunnan á salar steina; þá v

Oggi nasce

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Oggi nasce questo blog da me curato, interamente dedicato alla Tradizione Indoeuropea, alla Tradizione Nordica e alla Via Antica. Chiunque sia interessato a percorrere questi antichi sentieri è il benvenuto. Fabrizio Bandini