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Visualizzazione dei post da gennaio, 2021

Dísablót, Thorrablót

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  Siamo arrivati alla terza festa invernale, che si celebra nel primo giorno di Febbraio, nel primo giorno di Solmonath. Dísablót, nella tradizione svedese, in cui si onorano principalmente le Dí sir, le divinità femminili, le Nornir e le Valkyrjur. Thorrablót, nella tradizione islandese, dedicato al dio Thor, difensore di Asgard e di Midgard. Nel periodo medievale, secondo le saghe, il Dísablót era celebrato nel mese di Góa, ovvero fra metà Febbraio e metà Marzo, nel tempio di Uppsala. Nel periodo medievale il Thorrablót, sempre secondo le saghe, era celebrato invece fra metà Gennaio e metà Febbraio, nel mese di Thorri. Nell'antico calendario anglosassone il mese di Febbraio, che entra, è chiamato Solmonath, il mese del Sole. Nella tradizione celtica la festa si chiama Imbolc ed è dedicata alla dea Brigit. Il Sole, dopo aver vinto le tenebre invernali a Yule, nel Solstizio d'Inverno, ha ripreso la sua ascesa nel Cielo e corre verso la Primavera. La festa celebra la luce, la su

Dísir

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  Dísir.  Con questo nome vengono designate talune divinità femminili non sempre ben definite e che presentano caratteri diversi: possono apparire come dee della fecondità, spiriti protettori, o anche norne o valchirie. Il nome dísir al singolare (dís f.) significa "dea", "donna di nobile rango" o anche "sorella". Diverse fonti testimoniano l'uso di fare un sacrificio alle dísir e parlano di un vero e proprio tempio (dísarlsalr m.) a loro dedicato che nella Historia Norvegiae viene definito come aedes Dianae. Nella Saga di Hervor è detto che il rito era officiato durante la notte da una donna, la quale aspergeva di sangue l'altare. In un'altra saga si parla di un sacrificio preparato in occasione della visita di un re. Altrove si allude ad un culto celebrato privatamente in una casa: un tipo di rituale, quest'ultimo, che probabilmente era prevalente nelle zone orientali. Così pare indicare anche il termine svedese disting (antico nordico dí

Il re sacerdote

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Frutto di un'evoluzione preistorica, la formazione di una classe sacerdotale è abbastanza recente presso gli Indoeuropei (Neolitico medio), in quanto fino ad allora la funzione sacerdotale era esercitata da un re-sacerdote. Quando si costituisce definitivamente un gruppo di sacerdoti, il re, pur mantenendo un certo peso spirituale, tende ad abbandonare lo schema trifunzionale per diventare il padre del popolo, mentre il sacerdote occupa tutto lo spazio spirituale-sacerdotale. Si manifesta un dualismo di sovranità: il sacerdote assume l'autorità spirituale, il re il potere temporale, mentre l'importanza della natura e della funzione dell'uno e dell'altro varia a seconda delle persone e del tempo. Gli Indoeuropei, Bernard Marillier

I megaliti europei

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Dispersi in tutte le Isole Britanniche e nell'Europa settentrionale vi sono gli ultimi resti di una cultura da lungo tempo scomparsa: le pietre erette. Rudi memorie di un'epoca inimmaginabilmente distante, i megaliti europei ancora sopravvivono in vasto numero. Sebbene forse la maggior parte di essi sia scomparsa nei 3000-5000 anni dalla loro erezione, diversi siti sono ancora quasi virtualmente intatti. Alcuni di questi megaliti sono solitari e grezzi, altri sono disposti in complesse conformazioni. Altri ancora sono stati decorati e presentano incisioni sia figurative sia astratte. Magia, simboli e segreti dei luoghi sacri, Nigel Pennick (Immagine: foto delle Callanish Stones, Scozia)

I funerali antichi nella Ynglinga saga

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In una prima epoca chiamata età della cremazione (brunaöld) i cadaveri venivano bruciati e venivano erette delle pietre a ricordo. Quando il re dei Danesi Danr il fiero fece preparare un tumulo nel quale venire sepolto alla sua morte insieme ai suoi tesori, all'armatura, al suo cavallo interamente bardato e a molti altri beni, la maggior parte dei suoi discendenti volle fare lo stesso e in Danimarca si affermò l'età del tumulo (haugsöld) mentre presso gli Svedesi e i Norvegesi si prolungava l'età della cremazione. Snorri Sturluson, Ynglinga saga (Immagine: The Funeral of a Viking di Frank Bernard Dicksee)

Il rito augurale della regina nel Beowulf

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Venne avanti Wealhþeow, la regina di Hroðgar, memore delle usanze: salutò, ingioiellata, gli uomini che erano a corte. Poi la nobile signora porse per primo il boccale al custode della patria dei Danesi dell'est. Gli augurò vita felice, offrendogli la birra, al re caro al suo popolo. Lui la prese con piacere,  festa e coppa solenne, il re famoso per vincere. Fece poi tutto il giro, la signora degli Helmingas, e ai veterani e ai giovani, di gruppo in gruppo, offrì la coppa preziosa. Finché giunse il momento che a Beowulf la regina ingemmata di anelli e di mente cortese portò la coppa d'idromele. Beowulf, IX

Woden

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Woden è rappresentato come il dio dei condottieri, il più alto e importante degli dèi. Hengist e Orsa, i leggendari fondatori della nazione inglese, erano ritenuti suoi discendenti e, secondo Beda, quasi tutti i re minori facevano risalire la loro origine a Woden. E.O.G. Turville Petre, Myth and Religion of the North

La patria degli Indoeuropei

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  Area nord, nord/est. Questa tesi è stata formulata da L. Kilian nel 1983 e supportata da molti ricercatori (Häusler, Ecksedy, Makkay, ecc.). Il suo argomento archeologico è la cultura della ceramica cordata o ancora la cultura dell'ascia da battaglia, arma ritrovata in gran numero nelle tombe, preceduta da due culture autoctone: la cultura delle anfore globulari e quella dei vasi a imbuto. Secondo questa tesi la cultura dei Kurgan sarebbe solo un insediamento secondario di queste culture del Nord Europa, essendo gli Indoeuropei presenti nell'Europa settentrionale e centrale fin dal Paleolitico nordico. Gli Indoeuropei, Bernard Marillier

Il dio Heimdallr

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  Heimdallr. È descritto dalle fonti come il guardiano degli dèi, dio bianco che siede al limite del cielo, dotato di vista acutissima e di finissimo udito. Heimdallr è detto figlio di Odino; di lui è noto soprattutto che fu generato da nove madri: egli nacque all'alba dei tempi, presso il limite della terra. È forte e sano perché il suo essere venne fortificato con la forza della terra, acqua di mare gelata e sangue sacrificale. Egli abita in Himinbjörg "fortezza del cielo", luogo che si trova presso il ponte dell'arcobaleno Bifröst, cioè nel punto in cui si accede alle dimore degli dèi. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici (Immagine: Heimdallr brings forth the gift of the gods to humanity di Nils Asplund)

Níu man ek heima

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  Níu man ek heima, níu íviði, mjotvið mæran fyr mold neðan. Nove mondi ricordo nove sostegni e l'albero misuratore, eccelso, che penetra la terra. Edda, Voluspá, 2

Eir

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  Eir.  È una dea della quale si sa solo che appartiene alla stirpe degli Asi ed è abilissima nella medicina. Il nome, in accordo con la sua funzione, significa "aiuto", "grazia". Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici

Raud il forte

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Oggi commemoriamo Raud il forte, seguace degli Dèi, sacerdote dell'antica religione, guerriero e mago. Combatté il re norvegese Olaf Tryggvason, nemico di tutti i pagani e dedito a convertire con la forza le terre del Nord. Raud dopo essere stato catturato rifiutò di tradire gli Dèi e di convertirsi al cristianesimo. Fu ucciso dal re cristiano con una morte crudele: gli fu infilato un serpente a forza in gola. Per non dimenticare mai.

L'uomo delle caverne

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Onde verrebbe altresì valicato l'inizio del periodo chiamato dai latini "età del ferro" e dagli indù "età oscura" (kali-yuga), secondo la tradizione una tale età essendo sopravvenuta alle precedenti dell'oro, dell'argento e del bronzo (satya, treta, dvapara-yuga). Conformemente a queste tradizioni, il cosidetto "uomo delle caverne" (prelitico) sarebbe una pura invenzione dei moderni; e il Wirth concorda con esse sostenendo che l'uomo arcaico non abitava le caverne, ma prendeva le caverne come luogo di celebrazioni rituali; donde i simboli e i geroglifi che ancora oggi vi si rinvengono, mentre il tempo, il clima e gli elementi hanno distrutto corrispondenti vestigia altrove deposte. Arvo, Sulla tradizione nordico-atlantica, Ur 1928 (Immagine: uri dipinti nelle grotte di Lascaux)

Iðunn e le mele

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"Sua moglie è Iðunn, che conserva nel suo scrigno di frassino le mele che gli dèi, quando invecchiano, devono mangiare per poter tornare tutti giovani, e così sarà sempre, fino al ragnarøkkr." Quindi parlò Gangleri: "Io penso che gli dèi abbiano affidato alla custodia e alla buona fede di Iðunn una cosa di grande valore." Quindi parlò Hár, ridendo forte: “Una volta si corse un grave rischio. Te lo potrò raccontare in seguito, ma prima devi prima ascoltare il nome degli altri Æsir." Snorri Sturluson, Edda, Gylfaginning 26

Paganesimo nell'Italia longobarda

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Un'altra notizia della presenza di elementi pagani nell'Italia centrale di quell'epoca è nella lettera di Gregorio Magno al vescovo di Narni, in cui il vescovo è esortato "ut a Longobardorum sive Romanorum qui in eodem loco degunt admonitione sive exhortatione nulla ratione cessetis, et maxime a gentilium et hereticorum, ut ad veram rectamque fidem catholicam convertantur". Anche il secondo duca di Spoleto, Ariulfo, era pagano, "adhuc gentilis" lo definisce infatti Paolo Diacono. Stefano Gasparri, La cultura tradizionale dei Longobardi

Freyr, Yngvi, Yngvi-Freyr

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  Le qualità di Freyr come dio della fecondità risulta evidente da tutte le fonti. Nella descrizione del grande tempio pagano di Uppsala , Adamo da Brema riferisce di un dio assai venerato di nome Fricco. Sebbene tale parola paia piuttosto richiamare il nome della dea Frigg, sposa di Odino, la notazione dell'autore che lo descrive cum ingenti priapo ne fa, evidentemente, una divinità maschile della fecondità. Che si tratti di Freyr pare ovvio sia perché era il dio più venerato sotto questo aspetto, sia perché molte testimonianze indicano in lui la divinità principale degli Svedesi. Nella Saga degli Ynglingar è infatti precisato che aveva dimora ad Upsalir (Uppsala), centro politico e religioso svedese. Inoltre egli è detto Yngvi o Yngvi-Freyr, forse "Freyr progenitore": Ingwaz è il nome della runa che indica l'antenato primordiale. Dalla stessa radice traggono verosimilmente nome quei Germani che Tacito chiama Ingaevones. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici

Ianus

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BUON ANNO A TUTTI DAL RECINTO DI MEZZO Si è detto che dalla metà del secondo sec. a. C. in poi l'anno romano cominciava non più con marzo, ma con gennaio, mese di Ianus. Senza entrare qui nei complessi problemi intorno a questa divinità non comparabile ad alcun dio greco, ci basta rivelare che nel culto romano Ianus aveva una  particolare posizione iniziale: in tutti i sacrifici e le preghiere si invocava Ianus al primo posto (e Vesta all'ultimo); all'inizio dei mesi, pur essendo le Kalendae sacre in modo specifico a Iuno, si sacrificava anche a Ianus che in questa connessione portava anche l'epiteto Iunonius. Angelo Brelich, Introduzione allo studio dei calendari festivi