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Visualizzazione dei post da maggio, 2021

La fine di Atlantide

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  Ma quando a causa di una mescolanza sempre crescente con i mortali, la parte divina della loro natura prese a diminuire sempre di più, in modo che cominciava a prevalere la natura umana, essi si mostrarono cattivi, incapaci di apprezzare la loro fortuna; ma a colui che era in grado di giudicare la loro situazione essi sembravano viziosi perché del loro tesoro più prezioso distruggevano la parte più bella; a molti altri, invece, che erano incapaci di distinguere una vita basata sulla vera felicità, essi sembravano più abili e fortunati proprio nel momento in cui, in realtà, erano già spinti dall'avidità di possesso e di potere.  Tuttavia il dio degli dèi, Zeus, che regna secondo le leggi eterne e che capiva in quale deprecabile stato si era ridotta quella stirpe una volta tanto eroica, convocò tutti gli altri dèi nella sua dimora al centro dell'universo, da dove si vede ogni cosa e creatura, con l'intento di colpirla con una punizione... Platone, Crizia Ora, nell’isola di

Othala

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  La proprietà è assai cara  a ogni uomo, se riesce ad apprezzare ciò che è giusto e conforme al costume nella sua dimora spesso prospera. Poema runico anglosassone

Atlantide

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  La stirpe di Atlante dunque fu numerosa e onorata, e poiché era sempre il re più vecchio a trasmettere al più vecchio dei suoi figli il potere, preservarono il regno per molte generazioni, acquistando ricchezze in quantità tale quante mai ve n'erano state prima in nessun dominio di re, né mai facilmente ve ne saranno in avvenire, e d'altra parte potendo disporre di tutto ciò di cui fosse necessario disporre nella città e nel resto del paese. Il palazzo reale, all'interno dell'acropoli, era sistemato nel seguente modo.  Al centro il santuario, consacrato in quello stesso luogo a Clito e a Poseidone, era lasciato inaccessibile, circondato da un muro d'oro, e fu là che in origine concepirono e misero al mondo la stirpe dei dieci capi delle dinastie reali; ed era ancora là che ogni anno venivano, da  tutte e dieci le sedi del paese, le offerte stagionali per ognuno di quelle divinità.  Il tempio dello stesso Poseidone era lungo uno stadio, largo tre plettri, proporzio

Indra

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  Ora voglio celebrare le imprese eroiche di Indra, quelle che l'armato di vajra ha compiuto ai primordi: abbatté il serpente, liberò le Acque, squarciò i ventri delle montagne. Rgveda 1,32.1 Indra. È la divinità tutelare degli Ari. A lui sono dedicati circa un quarto degli inni dell'intero Rgveda, quindi più che a qualunque altro dio. Egli è innanzitutto il dio che sconfigge i demoni della tenebra, libera le Acque prigioniere e conquista la luce. Ma è anche il dio della battaglia che aiuta gli Ari nella conquista vittoriosa sugli aborigeni. Fulvi sono i suoi capelli e la sua barba. Potenti sono le sue braccia tra le quali porta il vajra, l'affilata arma dalle molte punte che Tvastr gli costruì in ferro e oro. Il mito principale di cui Indra è protagonista è il cosiddetto vrtrahathya o uccisione di Vrtra: inebriato dal soma e rafforzato dalle preghiere dei poeti, egli attacca Vrtra, il più potente dei demoni della mitologia vedica, rappresentato come un serpente. Quando avv

La simbologia del cervo

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Cervo / Cerva. È animale di simbologia solare poiché le sue corna che perennemente si rinnovano  (emblema dell'eternità) sono considerate corrispettive dei raggi del sole  dotati di virtù vivificanti. Anche di Sigurðr è detto che era come "un cervo dalle zampe slanciate" e in una saga Guðrun sogna l'eroe come un cervo dal pelame dorato. Il cervo è animale annunciatore della luce celeste e vivificante. Il Dialogo di Sigrdrifa narra dell'ascesa di Sigurðr su Hindarfjall, cioè sul "Monte della Cerva", dove egli incontrerà la valchiria che gli farà dono della sapienza  simboleggiata dalle rune. Altrove era stato detto che l'eroe era stato allevato da una cerva. L'identità simbolica tra le corna del cervo e i raggi del sole che dardeggiano e distruggono le forze dell'oscurità si rivela anche là dove si dice che il dio Freyr  - privato della sua buona spada - dovette combattere contro il gigante Beli e lo uccise con un corno di cervo: egli è detto

Teodolinda

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  Morto Autari la cattolica Teodolinda si associò al trono il duca di Torino Agilulfo, che sposò lo stesso anno della morte del marito. Da questo momento iniziò il lento declino dei Longobardi: papa Gregorio li odiava, ma capiva che per distruggere il loro potere in Italia bisognava prima convertirli al cattolicesimo; a tale scopo colmava di regali e di benedizioni la povera Teodolinda, che si circondò di vescovi cattolici, i quali mantenevano aperto il filo diretto che la collegava al Vaticano. Dopo 11 anni di matrimonio Teodolinda diede alla luce un figlio di Agilulfo, Adaloaldo, che venne battezzato secondo il rito romano; il marito, anche se ariano, lasciava fare. E così pochi mesi dopo i Longobardi in massa furono forzosamente convertiti al cattolicesimo. Gregorio aveva vinto! Gualtiero Ciola, Noi, Celti e Longobardi (Immagine: Teodolinda sposa Agilulfo, Affresco della Cappella di Teodolinda degli Zavattari del Duomo di Monza)

Battaglia

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Battaglia. Ha il senso di una cornice ideale al compimento del destino del guerriero. Il legame simbolico della battaglia col destino è espresso anche nel termine nordico orlog n. pl., che ha entrambi questi significati. L'espressione orlog drygja, riferita alle valchirie, significa tanto "suscitare battaglie" quanto "stabilir destini". È noto che per il guerriero nordico la morte in battaglia era una "scelta" fatta dal dio. La battaglia ha anche il significato di un sacrificio di cui si è vittime o sacerdoti. Le infinite allusioni del guerriero come colui che dà il cibo alle aquile, ai corvi e i lupi, animali sacri ad Odino, hanno il senso di una offerta fatta al dio. Il successo o la sconfitta nella battaglia, situazione cruciale in cui si mette alla prova il destino degli uomini, viene del resto fatto dipendere più dal potere magico e dalla volontà del dio che non dal valore del guerriero in se stesso. Nessuno, per quanto coraggioso e audace, potreb

Sassoni, Angli e Iuti

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Quegli uomini provenivano da tre tribù della Germania: dagli antichi Sassoni, dagli Angli, dagli Iuti. Dagli Iuti proviene il popolo del Kent e dell'isola di Wight, vale a dire la tribù che ora abita l'isola di Wight, e la stirpe del Wessex che è ancora chiamata la stirpe degli Iuti. Dai Sassoni antichi provengono i Sassoni dell'est, i Sassoni del sud e i Sassoni dell'ovest. Da Angeln, che da allora è rimasta desolata, tra i Sassoni e gli Iuti, vennero gli Angli dell'est, gli Angli del mezzo, i Merciani e tutti i Northumbri. I loro capi erano due fratelli, Hengest e Horsa, che erano i figli di Wihtgils, Wihtgils era il figlio di Witta, il figlio di Wecta, il figlio di Woden. The Anglo-Saxon Chronicle Traduzione a cura del Recinto di Mezzo

Ingwaz

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Ing fu visto dagli uomini per la prima volta tra i Danesi orientali, finché, seguito dal suo carro, se ne andò verso est sopra le onde. Così gli Heardingas chiamano quell'eroe. Poema runico anglosassone

Odhinn, il sommo condottiero

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  In questa patria lontana e felice vive un popolo divino il cui capo è Odhinn. Di lui vengono descritte le qualità di capo, quelle che ognuno dei suoi futuri discendenti dovrebbe possedere. Egli è un sommo condottiero (hemadhr mikill), fa lunghi viaggi, (vidhförull) conquistando vaste terre (eignadhisk mörgriki). Fecondo di vittoria (sigrsaell) benedice i suoi imponendo loro le mani sul capo (gaf theim bjanak) in un gesto ieratico veicolo di sicura protezione. Gianna Chiesa Isnardi, Introduzione alla Ynglinga saga (Immagine di Johan Egerkrans)

Atena

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  Pallade Atena comincio a cantare, protettrice della rocca, terribile, che insieme con Ares ama le imprese guerresche e le città devastate, e il grido di guerra e le battaglie, e protegge l'esercito quando parte e quando ritorna, Salve o Dea; concedimi fortuna e prosperità. Inno omerico ad Atena

Guthroth

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  Oggi commemoriamo Guthroth, re delle Uplands, fedele seguace degli antichi Dèi. Egli si oppose alla politica di cristianizzazione forzata della Norvegia portata avanti da re Olaf Tryggvason, che faceva uccidere coloro che non si convertivano. Guthroth parlò coraggiosamente contro di lui e difese fino alla fine l'Antica Via. Fu catturato dagli uomini di Olaf Tryggvason, che gli tagliarono la lingua e lo uccisero. Per non dimenticare mai.

La gloria dei Trecento

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  La maggior parte di loro si trovava ad avere ormai in mano delle lance spezzate ed essi con le spade facevano strage di Persiani. In questa mischia cadde anche Leonida, che s'era dimostrato uomo di straordinario coraggio, e con lui altri illustri Spartiati, i nomi dei quali ho voluto sapere, come di uomini degni che se ne serbi memoria: così pure mi sono informato del nome di tutti i Trecento. Erodoto, Historíai, Libro VII

La cerchia nordica

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  Per quanto se ne sa, il territorio originariamente abitato dai popoli germanici era limitato nei primi secoli a. C. alla Scandinavia meridionale (Svezia e Norvegia meridionali), all'attuale Danimarca (penisola dello Jutland e isole danesi), e alla contigua pianura della Germania settentrionale.  Che quest'area, comunemente detta "la cerchia nordica", fosse stata la sede dei germani fin da un'epoca assai antica, lo dimostrerebbe anche il fatto che non pare vi sia traccia nei nomi di luogo di uno strato linguistico diverso da quello germanico. Nicoletta Francovich Onesti, Filologia germanica (Immagine: i territori dei Germani nell'Età del Ferro)

Valchirie

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  Valchirie. Sono le dee che stabiliscono il destino degli eroi nella battaglia, situazione estrema in cui è messo il gioco tutto il significato dell'esistenza. In nordico valkyrja f. è "colei che sceglie i caduti" (-kyrja su kjosa "scegliere"; valr m. "caduti"). Le Valchirie, si suggerisce in un verso, sono le figlie adottive di Odino, le spose spirituali dell'eroe che dischiudono le porte della Valhalla. Esse possiedono e trasmettono i segreti celesti, sono simbolo dell'epifania del divino; per questo sono dette bianche e luminose, fanciulle del Sud che appaiono talora in aspetto di cigno. Per la loro qualità di divinità guerriere appaiono anche armate di tutto punto; è detto inoltre che spesso compaiono in schiere misurate da numeri simbolici. La loro qualità divina risalta inoltre nel fatto che esse sanno cavalcare nell'aria e sull'acqua. Gianna Chiesa Isnardi, I miti nordici

Autari

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  Oltre a ciò il papa promise al re dei Franchi, Childeberto, cinquantamila monete d'oro se fosse intervenuto a sua volta in Italia. A questo punto i duchi longobardi, spronati dal duca di Trento, il più nazionalista di tutti, si diedero un nuovo re: Autari, figlio di Clefi, uomo energico e valoroso che sconfisse i Franchi e tenne a bada l'esercito bizantino occupando, nel contempo anche la Calabria. Un duca di nome Romualdo cinse d'assedio ed espugnò le città di Taranto e di Brindisi. Nel 590 Autari chiese in moglie al duca dei Bavari, Garibaldo, una leggiadra fanciulla bionda, la quale però, oltre che avvenente, era anche cattolica. Però dopo circa un anno Autari fu colto da morte improvvisa il 5 settembre del 590 ed è lecito pensare al veleno, di cui i suoi irriducibili nemici clericali e bizantini si servivano magistralmente. A convalidare il sospetto emerge il fatto che Autari aveva vietato con un decreto emesso pochi mesi prima della morte, che i figli dei Longobardi