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Visualizzazione dei post da marzo, 2021

Ehwaz

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  Eh byþ for eorlum æþelinga wyn, hors hofum wlanc, ðær him hæleþ ymb[e] welege on wicgum wrixlaþ spræce and biþ unstyllum æfre frofur. Il cavallo di fronte ai conti fa la gioia degli uomini nobili, portatore fiero sui suoi zoccoli; quando lo evocano gli eroi - uomini ricchi - su cavalli da guerra scambiano parole ed è sempre un conforto per coloro che non riposano mai. Poema runico anglosassone

Ragnarr Loðbrók

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  Oggi commemoriamo Ragnarr Loðbrók, re di Svezia e di Danimarca, seguace degli Dèi, eroe dei tempi antichi. Morì valorosamente per mano del re cristiano Ælle II di Northumbria nella fossa dei serpenti che gli aveva allestito. Ecco gli ultimi versi del suo celeberrimo canto di morte nel Krákumál: Ora desidero che finisca le Disir mi chiamano a casa quelle che Óðinn mi ha inviato dalla sala di Herjan. Berrò felicemente birra con gli Æsir  sull'alto seggio la speranza di vita ora è perduta ridendo io morirò! Traduzione a cura del Recinto di Mezzo (Immagine: Ragnar Lodbroks död di Hugo Hamilton)

Gli Spartani alle Termopili

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  I Barbari cadevano in gran numero, perché alle spalle, i comandanti dei reparti, con gli scudisci in mano, li sferzavano tutti senza distinzione, spingendoli sempre avanti. Perciò molti di essi caddero in mare e vi trovarono la morte; molti di più venivano calpestati, vivi ancora, dai compagni: nessun conto di chi cadeva. Siccome infatti sapevano i Greci che su di loro incalzava la morte da parte di quelli che stavano aggirando il monte, spiegavano contro i Barbari quanto più avevano di forze, con pieno disprezzo della vita, battendosi come forsennati. Erodoto, Historíai, Libro VII

Munu ósánir

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Munu ósánir akrar vaxa; bols mun alls batna mun Baldr koma; búa Hoðr ok Baldr Hropts sigtoptir vel valtívar, vituð ér enn eða hvat? Cresceranno non seminati i campi; ogni male guarirà, farà ritorno Baldr. Abiteranno Hoðr e Baldr le vittoriose rovine di Hroptr, felici dèi guerrieri. Volete saperne ancora? Edda, Voluspá, 62 (Illustrazione: Balder di Johan Egerkrans)

Totila

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  Morto questo principe dei Goti, corse subito voce di un suo nipote, ancor più audace, si disse, splendido e intelligente dello zio. Era Totila, comandante sul Tarvisio, al confine tra l'Italia e il Norico. Totila non ebbe esitazioni, ma non rinunciò nemmeno a porre le sue condizioni, cosciente com'era del proprio valore: innanzitutto eliminare il rugio Erarico, infiltratosi tra i Goti con pretese di successione. Il desiderio di questo giovane principe fu appagato: tolto di mezzo il rugio egli salì al trono nel 541, pochi mesi dopo la scomparsa dello zio. Due anni dopo, tutto ciò che Belisario aveva sottratto ai Goti era già riconquistato; l'Italia ridivenne gotica fino a Ravenna. Persino le isole (Corsica, Sardegna, Sicilia) appartenute ai Vandali e toccate a Bisanzio caddero nelle mani di Totila, come se sul mare i Goti non fossero mai stati deboli. I Goti, Hermann Schreiber

Ostara

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  Siamo arrivati alla festa di Ostara, all'Equinozio di Primavera. Ostara è la Dea della Primavera, l'Aurora, la giovane Dea che sorge da Est. Fra gli anglosassoni porta il nome di Eostre. Vengono onorate con lei anche Frigg, Freya, Jorð, Nerthus, Erda, Iðunn e tutte le Dee della Terra. Finisce il mese di Hreþmonaþ, dedicato alla Dea Hrêða (Hretha) e comincia il mese di Eosturmonaþ (sassone occidentale: Eastermonaþ; antico alto germanico: Ôstarmânoth), dedicato alla Dea Eostre, Ostara. La festa celebra l'entrata nella parte luminosa dell'anno. Il Sole, la Dea Sunna, continua la sua salita nel Cielo, che culminerà nel Solstizio d'Estate. Che questa luce vi sia benefica e propizia. Buona festa a tutti.

Eostre, Ostara, Eosturmonath

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  Eostre.  Dea menzionata solo tra gli anglosassoni, ma evidentemente conosciuta nel continente con il nome della sua festa, Ostara, il primo giorno di primavera. Il nome significa splendente o alba. Rappresenta la fecondazione di una nuova vita e l'inizio della stagione degli amori, motivo per cui la sua festa è ancora oggi accompagnata con uova, coniglietti, fiori e vistosi ornamenti realizzati durante l'inverno. The Way of the Heathen: A Handbook of Greater Theodism, Garman Lord Eosturmonath ha un nome che ora è tradotto "mese pasquale", e che una volta era chiamato così da una Dea di nome Eostre, le cui feste, in suo onore, si celebravano in quel mese.  De mensibus Anglorum, Beda il venerabile Le due divinità che Beda cita molto brevemente, senza alcuna descrizione, semplicemente per spiegare i mesi a loro intitolati sono Hrede ed Eostre, marzo è il nome sassone dal primo e aprile dal secondo. Nell'Edda un essere maschile, uno spirito di luce, porta il nome di

La dea Artemide

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Artemide rivela il mondo nel segno di una femminilità totalmente diversa: quella della freschezza virginea, della purità, della dolcezza, e insieme della selvatichezza. Per capire tale suo carattere la via migliore è considerarla accanto al fratello, ad Apollo. I caratteri che insieme li contraddistinguono si chiamano purezza e sacralità. Ambedue - Artemide e Apollo - vivono, inavvicinabili, in una lontananza misteriosa: lontani sempre, anche quando non siano propriamente distanti. Così Apollo - secondo il mito delfico - soggiorna, nei mesi invernali, nel favoloso paese degli Iperborei, là dove sono ignote malattia e vecchiaia. Pure di Artemide si diceva che di tempo in tempo sparisse. Suo regno sono i luoghi remoti e selvaggi. Come l'inavvicinabile, ella è vergine. Artemide è intimamente legata a tutto ciò che vive nella libertà della natura; animali, piante e fiori. È la "signora delle fiere". Molti degli antichi appellativi di Artemide richiamano l'arco e la caccia

Berkana

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  Bjarkan er laufgrønstr líma; Loki bar flærða tíma. La betulla ha le foglie più verdi di qualsiasi arboscello; Loki fu fortunato nel suo inganno. Poema runico norvegese Bjarkan er laufgat lim ok lítit tré ok ungsamligr viðr. abies buðlungr. La betulla è un ramo frondoso e un piccolo albero e un giovane e fresco arboscello. Poema runico islandese Beorc byþ bleda leas, bereþ efne swa ðeah tanas butan tudder, biþ on telgum wlitig, heah on helme hrysted fægere, geloden leafum, lyfte getenge. La betulla non ha frutti ma è come se ne avesse, reca ramoscelli senza semi fertili, ha splendidi rami la sua corona è alta, è finemente ricoperta di foglie che toccano il cielo. Poema runico anglosassone

Bifrost

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Quindi parlò Gangleri: «Cos'è che porta dalla terra al cielo?» Rispose allora Hár, ridendo forte: «La tua domanda non è saggia. Non ti è stato detto che gli dèi hanno costruito un ponte dalla terra al cielo che si chiama Bifrost? Dovresti averlo visto. Può essere che tu lo chiami arcobaleno. È di tre colori, è molto robusto ed è fatto con più arte e sapienza di qualunque altra opera. Ma forte com'è, esso si romperà quando i figli di Múspell lo attraverseranno cavalcando e guadando grandi fiumi coi loro cavalli. Così essi verranno avanti». Snorri Sturluson, Edda, Gylfaginning 13

Il recinto

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Il recinto, il muro o il cerchio di pietre che racchiudono lo spazio sacro sono le più antiche strutture architettoniche dei santuari. Compaiono già nelle civiltà proto-indiane ed egee. La recinzione non implica e non significa soltanto la presenza continuata di una cratofania o di una ierofania entro il recinto, ha anche lo scopo di tutelare il profano dal pericolo cui si esporrebbe penetrandovi senza avvedersene. Il sacro è sempre pericoloso per chi entra con esso in contatto senza preparazione, senza aver compiuto i "movimenti d'approccio" richiesti da qualsiasi atto religioso. Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni (Immagine: foto delle Callanish stones)

Ipazia

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Oggi commemoriamo la filosofa pagana Ipazia, linciata nel marzo del 415 da una folla di cristiani ad Alessandria d'Egitto. Ecco come descrive la scena il vescovo cristiano Giovanni di Nikiu nella sua Cronaca: «Poi una moltitudine di credenti in Dio si radunò sotto la guida di Pietro il magistrato, un credente in Gesù Cristo perfetto sotto tutti gli aspetti, e si misero alla ricerca della donna pagana che aveva ingannato le persone della città ed il prefetto con i suoi incantesimi.  Quando trovarono il luogo dove era, si diressero verso di lei e la trovarono seduta su un'alta sedia.  Avendola fatta scendere, la trascinarono e la portarono nella grande chiesa chiamata Caesarion.  Questo accadde nei giorni del digiuno.  Poi le lacerarono i vestiti e la trascinarono attraverso le strade della città finché lei morì.  E la portarono in un luogo chiamato Cinaron, e bruciarono il suo corpo.  E tutte le persone circondarono il patriarca Cirillo e lo chiamarono 'il nuovo Teofilo'

Tre saggi sulla tradizione nordica

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  Un estratto da "Tre saggi sulla tradizione nordica" di Fabrizio Bandini, Midgard Editrice 2021 I tre colori, il bianco, il rosso e il nero, nella tradizione germanica-nordica hanno ovviamente anche molti altri significati, oltre quelli legati alla tripartizione funzionale comune a tutti gli indoeuropei. I colori, spiega Gianna Chiesa Isnardi, “rappresentano le diverse qualità dell’essere. La distinzione fondamentale è fra colori chiari e luminosi, simbolo di manifestazione del divino, e colori scuri, legati alle forze del caos e dell’oscurità, ma anche al passaggio dal mondo visibile al mondo invisibile” (16). Il bianco “corrisponde ad uno stato di attesa, di disponibilità, di grazia. È emblema dei luoghi e dei momenti in cui si è pronti al mutamento e al sacrificio (hvítingar m. pl., sing. hvítingr, connesso a hvítr ‹‹bianco››, è il nome dato alle ‹‹vittime sacrificali››); simbolo tanto di chi sta per subire il cambiamento di condizione (che deve condurre ad un livello sup

Freyr er beztr

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  Freyr er beztr allra ballriða ása görðum í; mey hann né grætir né manns konu ok leysir ór höftum hvern. Freyr è il migliore fra tutti gli abili cavalieri nelle case degli Æsir non muove al pianto fanciulla né donna maritata e libera chiunque dalle sue catene. Edda, Lokasenna 37

Clefi

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  Alla morte di Alboino venne incoronato re Clefi che ne continuò la politica; duro e spietato ne vendicò pure la morte individuando e mettendo a morte molti nobili romani che avevano cospirato con i Bizantini. Durante il suo regno un esercito longobardo conquistò l'Emilia; altri gruppi di armati penetrarono in Umbria, facendo centro a Spoleto e proseguendo verso sud giunsero nel Beneventano. Furono poi occupate tutte le fortezze poste lungo la via Flaminia in modo da isolare le due città chiave: Roma e Ravenna. Restarono fuori dalla zona di occupazione longobarda Venezia e vaste zone costiere: i Longobardi erano dei terragni che prediligevano le regioni continentali e soprattutto quelle collinari. La politica longobarda non scontentò affatto le popolazione italiche, vessate sino ad allora dalla dominazione bizantina, tanto più che essi si avvidero che essa mirava a continuare quella dei Goti: i grandi danneggiati furono ancora i grandi latifondisti e il clero; successivamente un t